| Parere |
L’investimento in fondi obbligazionari può essere una scelta opportuna ma, come la lettrice ha già intuito, un occhio di riguardo va riservata ai costi di questi prodotti. In un periodo di tassi bassi come quello attuale, il costo di uno strumento di risparmio gestito obbligazionario può erodere fortemente i già bassi rendimenti di mercato. I costi di gestione da pagare annualmente sono in media pari all’1%, con punte però anche superiori. Senza considerare che una buona parte di questi fondi prevede anche commissioni di ingresso. Si possono ottenere rendimenti più alti con questi prodotti solo spostandosi verso tipologie più rischiose, come gli obbligazionari emergenti o high yield. Ovviamente le possibilità di incorrere in perdite sono più alte in quanto questi fondi investono in bond dei paesi emergenti o di società finanziariamente meno solide. Se si vuole rimanere in un range di rischio contenuto, è opportuno investire in strumenti obbligazionari a carattere governativo dell’area Euro. La scelta della tipologia di prodotto però non dovrebbe cadere sui fondi obbligazionari ma piuttosto sugli ETF, strumenti meno costosi, e quindi più efficienti, in grado di erodere il meno possibile i rendimenti dei bond. L’ETF, infatti, è un fondo che replica in maniera trasparente e lineare un indice di riferimento (benchmark). L’ETF, per sua struttura intrinseca, minimizza i costi (ha infatti costi di gestione contenuti tra lo 0,15% e lo 0,20%, senza commissioni di ingresso) e consente al tempo stesso di diversificare ampiamente l’investimento. L’alternativa è scegliere in via diretta un paniere di titoli obbligazionari, sufficientemente ampio per ridurre il rischio specifico del singolo titolo.
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