Quando la successione ha ad oggetto un bene immobile, l’imposta di successione si applica sul valore catastale dell’immobile, dato dalla rendita catastale rivalutata del 5% e moltiplicata per i coefficienti previsti dalla legge a seconda delle categorie catastali (120 per i fabbricati appartenenti ai gruppi catastali A e C; escluse le categorie A/10 e C/1). Oltre all’imposta di successione, si applicano le imposte ipotecarie e catastali, rispettivamente nella misura del 2% e dell’1%. Per gli immobili di abitazione (diversi dalle categorie A/1, A/8 e A/9), le imposte ipotecarie e catastali sono applicate nella misura fissa (200 euro ciascuna), quando in capo all’erede (o, in caso di pluralità di eredi, in capo ad almeno uno di essi) sussistono i requisiti per usufruire dell’agevolazione “prima casa” (l’immobile deve essere ubicato nel territorio del Comune in cui l’erede ha la propria residenza o la stabilisca entro 18 mesi dalla data di apertura della successione; l’erede non deve essere titolare esclusivo o in comunione con il coniuge di diritti di proprietà, usufrutto, uso o abitazione su altra casa di abitazione nel territorio del Comune in cui è situato l’immobile; l’erede non deve essere titolare esclusivo dei diritti di proprietà, usufrutto, uso, abitazione e nuda proprietà, neppure per quote, anche in regime di comunione legale, su tutto il territorio nazionale di altra casa acquisita da lui stesso o dal coniuge con le agevolazioni “prima casa”, salvo che non si impegni a trasferirla entro 1 anno dal decesso). In questa ipotesi, il coefficiente per calcolare il valore catastale dell’immobile è 110, anziché 120. Gabriele Sepio