La domanda
Irap professionisti
Lavoro come professionista autonomo (ingegnere), senza dipendenti e senza affitti da pagare, in quanto svolgo la mia attività in un ufficio di proprietà familiare (1/4 mio, 1/4 di mio fratello e 1/2 di mio padre). I miei redditi dipendono esclusivamente dal mio lavoro. Non ho prestazioni pagate a terzi. Mi trovo a dover pagare l'Irap (a seguito di un accertamento dell'agenzia delle Entrate) in quanto affermano che mio fratello è un mio collaboratore (in quanto anche lui è ingegnere, lavora nello stesso mio ufficio, nonostante sia in parte anche di sua proprietà), nonostante abbiamo clienti diversi, fatturati diversi, eccetera. Non ho praticamente nessuna spesa da detrarre all'Irap. In sostanza è come se l'Irap per me fosse una sorta di addizionale aggiuntiva all'Irpef del 3.9%. Più le multe. Io credo di avere di non doverla pagare, ma la legislazione è purtroppo poco chiara e mi viene contestato il mancato pagamento. Quand'è che saranno date delle indicazioni oggettivamente inconfutabili, per evitare tali assurde contestazioni? Preciso che tenterò di ricorrere per evitare il pagamento.
Inviata il 28
gennaio
2014 alle ore 17.16
La risposta dell'esperto
Il fatto che un altro professionista (familiare o meno) presti la propria attività nel medesimo immobile non significa che il primo professionista si avvalga dell'attività del proprio collega in maniera significativa, e che ciò incrementi il valore aggiunto prodotto da ciascun professionista. Altrimenti i medici del Ssn, a cui la Cassazione ha costantemente riconosciuto il rimborso Irap, non ne avrebbero quasi mai diritto, stante il fatto che oggi lavorano quasi sempre in strutture collettive chiamati "nuclei di cure mediche" o simili. Se la motivazione dell'Agenzia si basa esclusivamente sulla contiguità senza altri elementi che dimostrino la collaborazione sulle pratiche dei clienti, essa ci sembra non molto fondata. Resta fermo che, sino a quando il legislatore non avrà fissato parametri più precisi, di fronte a queste prese di posizione dell'Agenzia occorre valutare il contenzioso, presumibilmente agendo (per prudenza) come istanza di rimborso ad un tributo regolarmente pagato (almeno sino a quando non si ottiene almeno una sentenza favorevole sul passato).
Giorgio Gavelli
Inviata il 06
febbraio
2014 alle ore 14.02